LA CURVA DEI RENDIMENTI INVERTITA

Una breve discussione odierna con un caro amico ci ha ispirato le seguenti elementari riflessioni.

Con l’espressione “curva dei rendimenti invertita” s’intende una situazione di mercato in cui i tassi offerti per le scadenze più lunghe sono inferiori rispetto a quelli offerti per la parte a breve della curva , ossia quelli fino a 2 anni.

La scelta fra le due diverse scadenze è guidata dalle aspettative che gli investitori elaborano sulla futura evoluzione dei rendimenti ad un anno.

In caso di aspettative rialziste dei tassi, essi preferiranno investire nella strategia di rolling, in modo da poter investire a scadenza il proprio capitale in bond con rendimenti maggiori.

In caso di aspettative ribassiste, invece, un investitore razionale sarà più propenso a riversare il proprio capitale sul bond decennale.

La même chose accade nella scelta di un mutuo: se l’aspettativa è quella di un ribasso dei tassi è gioco forza scegliere un mutuo a tasso variabile. Diversamente si opterà per il tasso fisso. Nel nostro esempio il bond decennale ha il ruolo del mutuo a tasso fisso, in quanto ci permette di bloccare il rendimento in maniera sicura, mentre la strategia di rolling è paragonabile al mutuo a tasso variabile.

Un incremento delle preferenze di acquisto del bond decennale porta, per la legge universale della domanda e dell’offerta, ad un incremento del suo prezzo e conseguentemente ad una riduzione del suo rendimento. Se questa diminuzione è consistente, ecco che la curva s’inverte.

Cosa genera un’aspettativa dominante di tassi a breve in declino?

La concreta prospettiva di una recessione economica.

Ai primi segnali recessivi, infatti, le BC intervengono abbassando i tassi a breve.

Di conseguenza, un’aspettativa di recessione si traduce in un’aspettativa di tassi a breve futuri minori.

Ma cosa innesca la prospettiva di una recessione economica? L’azione delle BC. Qualora l’azione delle banche centrali di alzare i tassi a breve venga mal percepita dal mercato, questa sarà la premessa logica per un’aspettativa di caduta in recessione nel futuro (cui seguono tassi bassi futuri per contrastare la recessione). Una curva invertita è dunque conseguenza dell’azione di una banca centrale che alza i tassi a breve termine e di un’interpretazione del mercato che porta la parte lunga della curva a scendere sotto il livello della parte a breve.

Proprio a causa di questo forte nesso logico, l’inversione della curva è sovente usata in letteratura come predittore di crisi economiche. Basti pensare che le ultime sette recessioni economiche sono tutte state precedute da un’inversione della curva.

Ecco spiegato il tentativo di Trump di bloccare in extremis i programmati aumenti dei tassi ufficiali in Usa.

Tuttavia, l’ex presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke recentemente ha messo inaspettatamente in guardia da una lettura eccessivamente allarmistica dei segnali provenienti dalla curva dei rendimenti (che si è notevolmente appiattita proprio nell’ultimo mese).

Il banchiere – proprio quello che causò l’ultima inversione della curva nel 2006 a cui seguì la recessione del 2008 – sostiene oggi che tale indicazione abbia perso di efficacia alla luce delle distorsioni del mercato causate dalle banche centrali.

Bernanke ritiene, questa volta, che sarebbe un errore pensare che l’inatteso appiattimento della curva dei rendimenti USA segnali una recessione incombente.

Noi invece restiamo ancorati alla scuola più tradizionale, e attendiamo – inalterata la politica della Fed nota ad oggi – i primi segnali recessivi nel 2020. Mese più, mese meno. Confermiamo pertanto le indicazioni già fornite nei seminari di Scattacoltrend e Finanza Strategica di gennaio, marzo e ottobre 2018.

Aggiornamenti ulteriori giungeranno dai prossimi meeting in programma da febbraio 2019 in poi.

P.S. L’Europa invece ha fatto già più strada su questo cammino…Ma questa è un’altra storia.

All the best

dott. Massimo Moschella
Financial Analyst & Economic Strategist
dott. Gian Michele Moschella
Financial Analyst & Business Developer

L’AFRICA E’ TERRA FERTILE PRONTA ALL’INTRODUZIONE DELLA BLOCKCHAIN

(OVVERO COME LE TECNOLOGIE DECENTRALIZZATE POSSONO FAVORIRE I CAMBIAMENTI DELL’AFRICA SUB SAHARIANA)

La corruzione, la cattiva gestione e le pratiche commerciali opache hanno per decenni martoriato i regimi giuridici e i mercati delle materie prime africane.

Una attenta riflessione merita, dunque, la possibile applicazione delle innovazioni che la blockchain è capace di portare con sé in questo continente.

Non appare esagerato affermare che i governi africani si trovino oggi di fronte a un bivio: possono adottare un atteggiamento più diffidente e restrittivo nei confronti delle nuove tecnologie – mantenendo inalterato lo status quo (e dunque anche il loro personale potere) – o, in alternativa, mostrarsi più illuminati e incoraggiare i cambiamenti epocali consentiti dalla tecnologia blockchain.

Cominciamo col dire che i migliori usi della blockchain si sono visti in quei settori dove i players o non hanno reciproca fiducia o hanno interessi diversi.

La catena dei blocchi open source, infatti, è capace di ridurre la corruzione, aumentare la trasparenza delle operazioni, automatizzare la contabilità e migliorare i tempi di movimentazione delle merci e dei pagamenti.

Qui il potenziale della blockchain, con i suoi scambi garantiti dalla crittografia, è veramente vasto.

La tecnologia blockchain è un libro mastro digitale decentralizzato che conserva registrazioni di transazioni immutabili. E’ sostenuta da una rete di computer che lavorano insieme e in modo indipendente, per conservare  e verificare i record in modo tale che una volta che un record è stato scritto scritto e accettato da tutti i computer della rete, non può essere modificato. Pertanto, fornisce un mezzo per registrare, certificare e trasferire risorse senza dover contare su una banca o altri intermediari.

La tecnologia blockchain può dunque fornire alle parti interessate un sistema che organizza e digitalizza questa catena di valori – che diventa immutabile – e fornire un rapido ed economico accesso ai potenziali fruitori e/o investitori ad una molteplicità di servizi.

Lo scorso anno in Kenya, la Corte Suprema ha annullato un’elezione controversa, dopo che le macchine per il voto elettronico erano state compromesse. Un sistema di voto basato su blockchain potrebbe infondere fiducia nelle elezioni e nelle istituzioni democratiche del continente.

Nei contesti africani, caratterizzati spesso da istituzioni deboli e inefficaci, potrebbe introdurre svolte epocali in svariati campi tra cui:

  • registrazione delle identità anagrafiche univoche per ridurre i rischi di frode e terrorismo;
  • difesa dei diritti di proprietà e di autore per contrastare le frodi;
  • riduzione dei rischi di inadempienza contrattuale;
  • aumento della base contributiva;
  • tracciabilità e commercializzazione delle materie prime di cui i paesi africani sono ricchissimi;

aumento della fiducia nelle transazioni finanziarie razionalizzando le rimesse e altri pagamenti.

L’adozione delle criptovalute offre innegabilmente un mezzo di scambio di capitali nei punti neri dell’economia di un paese.

Il settore agricolo in Africa rimane la principale fonte di sostentamento per gran parte della popolazione del continente e fornisce un contributo significativo al PIL. Nel continente l’innovazione tecnologica relativa all’agricoltura potrebbe costituire un catalizzatore dello sviluppo principalmente per una maggiore sicurezza alimentare, per la riduzione della povertà e per la crescita complessiva dell’economia.

Il settore è alle prese con una miriade di problemi. L’ecosistema agricolo è frammentato a tutti i livelli, da quello della produzione e dell’allevamento del bestiame fino alle modalità di trasporto ai consumatori finali.

Gli agricoltori difficilmente ricevono fertilizzanti e semi di qualità, riducendo la produttività al 10% della media globale per quasi tutte le colture.

Non hanno inoltre accesso né alle informazioni correnti sui prezzi di mercato né tanto meno ai mercati di negoziazione; pertanto la domanda e l’offerta non sottostanno a principi regolatori equi. Questo crea grandi spazi di vantaggio per gli intermediari che controllano le condizioni del mercato.

Non dimentichiamo che il mercato agricolo in Africa è destinato a crescere fino a $ 1 trilione entro il 2030. Il settore è, tuttavia, una catena di valori al momento privi di un database per tutti i soggetti interessati: agricoltori, aziende di trasformazione e di trasporto, compagnie assicurative, fornitori di servizi finanziari e governi.

Aggiungiamo a ciò che la maggior parte degli agricoltori in Africa pratica un’agricoltura su piccola scala e la maggioranza non ha accesso a conti bancari e servizi finanziari. La maggior parte degli operatori è quindi priva di documentazione contabile che rende impossibile determinare la propria affidabilità creditizia. Ciò causa la mancanza di accesso al credito di cui pur avrebbero bisogno per dimensionare correttamente la propria attività.

Lo stesso vale, a fortiori, per l’estrazione, la produzione e la commercializzazione di materie prime.

Gli alti costi attuali – compresi quelli di transazione – non sono dovuti solo alla corruzione degli intermediari quanto all’assenza di efficaci sistemi di controllo e deterrenza che la blockchain invece introdurrebbe.

Dunque l’implementazione di nuove tecnologie potrebbe essere la soluzione idonea ad aiutare le nazioni africane a scambiare i propri minerali e risorse naturali in modo più efficiente e redditizio.

La digitalizzare della rete portuale elettronica modello Asia-Pacifico sarebbe un’altra mossa capace di rimuovere i troppi intermediari esistenti nella catena di approvvigionamento e smistamento portuale.

Insomma, avere un futuro migliore per l’Africa significa soprattutto avere un futuro più trasparente. E con la blockchain ciò appare possibile.

Man mano che la tecnologia consente di “tagliar fuori” intermediari, ogni settore economico sembra destinato a seguire modelli peer-to-peer dove le transazioni avvengono senza strutture centralizzate.

Blockchain potrebbe così diventare una sorta di tecnologia di scopo generale, ovvero utilizzata orizzontalmente proprio com’è oggi la corrente elettrica o internet inglobando non solo il mondo del business ma anche la politica.

Adottare la natura spesso infallibile della tecnologia potrebbe anche aiutare a salvare le economie africane da milioni di dollari che si disperdono in corruzione e riciclaggio di denaro, specialmente nei redditizi settori del petrolio e dei minerali.

Come sempre mentre gli esperti dibattono, gli imprenditori agiscono.

In questi anni sono nate numerose nuove aziende africane che puntano a risolvere problemi grazie a soluzioni basate su blockchain.

Per esempio:

  • Twiga Foods (Kenya) connette gli agricoltori con i venditori nei centri urbani, facilitando partnership durature tra le parti, assicurando il pagamento dei produttori in tempi rapidi e certi. Insieme a IBM ha lanciato un programma di microcredito per aumentare il giro d’affari dei suoi clienti;
  • BitLand (Ghana) rende immutabile il processo di registrazione degli appezzamenti fondiari; in Ghana, dove la frode territoriale è una seria preoccupazione, Bitland sta fornendo servizi di catasto utilizzando la blockchain di Bitshares, consentendo ai ghanesi di registrare la proprietà, assumendosi l’onere di garantire i diritti di proprietà e confermando le transazioni da autorità locali corrotte e sottofinanziate;
  • BitPesa (Kenya) piattaforma di pagamenti online, consente transazioni in criptovalute con un focus sul segmento B2B. A febbraio 2018 ha acquisito TransferZero, azienda spagnola di money transfer;
  • Wala (Sudafrica) che propone soluzioni crypto per combattere l’alto costo delle rimesse in/verso l’Africa;
  • NairaEX (Nigeria), Luno (UK-Sudafrica) e Golix (Zimbabwe) sono tra i principali exchange di criptovalute del continente. Proprio in Zimbabwe, a causa della carenza di valuta straniera e dei fenomeni di iperinflazione, Bitcoin ha raggiunto nel 2017 quotazioni record a livello globale.

Sono sorte piattaforme d’informazione dedicate come BitcoinAfrica.io e una società di consulenza/incubatore, BitHub Africa con sede a Nairobi.

In Nigeria, Agrikore, potenziata da Cellulant, è un mercato automatizzato di pagamenti intelligenti che offre servizi finanziari digitali e un sistema di gestione delle relazioni con i clienti per l’agricoltura. Agrikore è stato sviluppato utilizzando la tecnologia blockchain per garantire che tutti gli stakeholder della filiera agricola possano fare affari in un ambiente affidabile e trasparente.

Agrikore ha, per la prima volta, riunito tutti i vari attori in agricoltura; agricoltori, commercianti, banchieri, aziende di logistica in un unico ecosistema trasparente.

La fuga di cervelli, che affligge le industrie in tutta l’Africa, è una preoccupazione significativa nel mercato in crescita della blockchain del continente. Molte città e istituzioni stanno lottando per aggrapparsi a sviluppatori di talento.

Il modo in cui i governi decideranno di navigare sarà importante per andare avanti. Essi dovrebbero fornire un ambiente normativo amichevole per incubare una nuova generazione di sviluppatori africani.

Anche le università africane dovrebbero fare la loro parte, sviluppando progetti per istruire i laureati su come implementare la tecnologia.

Dr. Massimo Moschella e dr. Gian Michele Moschella
Ambasciatori Itineranti
REGNO DEI SANTI PIETRO E PAOLO

 

I miei studi

master

Una volta che sei diventato maestro in una cosa, diventa subito allievo in un’altra” (Gerhart Hauptmann)

Diplomato al liceo scientifico Mancini di Avellino, mi laureo alla Lumsa di Roma in Economia Aziendale e Bancaria con una tesi intitolata “L’evoluzione del debito pubblico in Italia”.

Nello stesso anno sono ammesso alla Business School del Sole 24 Ore dove conseguo l’anno successivo il Master in “Corporate Finance and Taxation”.

L’anno 2015 mi vede tra i 30 fortunati partecipanti al Master of Business Administrationindetto dalla Luiss di Roma. Il mio lavoro finale ha avuto per oggetto “Il trading sui mercati finanziari”.

Completo la mia formazione accademica conseguendo nel 2017 il Master of Technical Analysis of the Financial Markets presso la S.I.A.T. (Società Italiana Analisi Tecnica) di Roma.

Parto immediatamente per Londra dove mi specializzo in Cryptocurrencies e apprendo i rudimenti delle Initial Coins Offerings (ICO).

Al momento in cui scrivo, mi godo l’allegria delle strade di Barcellona preparandomi allo start del “Postgrado en Blockchain, tecnologias DLT y criptoeconomia” che si terrà presso il Blockchain Institute & Technology della città.

Il Regno dei Santi Pietro e Paolo

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Un trono può dirsi tale se l’uomo che ci siede è degno” (Anonimo)

Con Decreto Reale n° 23/R/2018 emesso a Lugano in data 4 agosto 2018, per volontà di Sua Maestà Don Marcello Maria I, sono stato nominato “Ambasciatore Itinerante del Regno dei Santi Pietro e Paolo”, con delega alla digitalizzazione del Regno.

La descrizione del percorso che ha condotto alla nascita del Regno dei Santi Pietro e Paolo è sicuramente impresa ardua per molteplici ragioni tecnico-giuridiche, ma ancor più risulta complessa la traduzione in parole di un incredibile sogno che, come talvolta accade per le fiabe più fantastiche, è divenuto una straordinaria ed inconfutabile realtà dei nostri tempi. Tutto ha inizio nel giugno 2009 quando viene costituito il “Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo” come ente internazionale indipendente per volontà del Suo fondatore S.A.S. Don Marcello Gentile, Sovrano e Gran maestro dell’Ordine stesso, Principe di San Pietro conformemente alla sentenza pronunciata dal Tribunale Civile Internazionale – Organo Permanente della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa – in data 29 maggio 2008, iscritta al nr. 503/2008 della V.G. del Tribunale Ordinario di Ragusa, resa esecutiva nel Territorio della Repubblica Italiana con Decreto Presidenziale di detto Tribunale Ordinario in data 22 luglio 2008 e notificata ai terzi con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, parte III, nr. 48, pag.47, inserzione nr.78.

L’Ordine per costituirsi ha avuto la necessità di superare numerose difficoltà soprattutto riguardo alla Sua natura giuridica. I problemi da affrontare sono stati molteplici e tanti i quesiti a cui dare risposte, primo fra tutti e sicuramente il più importante, quello di strutturarlo nell’ambito di un ordinamento sovrano. L’Ordine ha saputo fornire risposte esaustive e soluzioni adeguate ad ognuna delle diverse problematiche presentatesi e conseguentemente il 10 febbraio 2010 il Tribunale Civile Internazionale di Ragusa – Organo Permanente della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa, preso atto di tutta la documentazione prodotta, ha pronunziato una sentenza positiva nei confronti del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. La sentenza, avente gli effetti di sentenza pronunciata dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica Italiana, è stata successivamente resa esecutiva sul Territorio della Repubblica Italiana con decreto del Presidente del Tribunale Ordinario di Ragusa del 9 marzo 2010 ed è divenuta irrevocabile il 1 dicembre 2010, ruolo generale della Volontaria Giurisdizione nr. 166/2010 del Tribunale Ordinario di Ragusa. In essa si attesta, in modo inequivocabile e definitivo, che il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, con sede in Lugano (Svizzera) in via Greina, 2 presso Medigest SA, “è soggetto di diritto internazionale ed esercita le funzioni sovrane”.

La detta sentenza ha definitivamente stabilito che “il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo è legittimamente soggetto di Diritto Internazionale in tutto uguale ad uno Stato Estero; in quanto tale ha facoltà di diritti e di obblighi derivanti dall’Ordinamento Giuridico Internazionale; ad Esso competono le Immunità Giurisdizionali e Tributarie con il trattamento giuridico spettante agli Stati; conseguentemente, i provvedimenti pronunziati dai Suoi Tribunali hanno natura di Provvedimenti Giurisdizionali di uno Stato Estero. Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo è legittimamente neutrale in modo perpetuo” (Articolo 2 della Costituzione del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo notificato per pubblici proclami nella Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia del 6 novembre 2009, nr.45, parte II, pag.21, inserzione nr. 75). L’Ordine, più precisamente, “costituisce legittimamente un ordinamento avente per scopo l’assicurazione della pace e della giustizia tra le Nazioni, è indipendente e sovrano ed in quanto tale la Legge Italiana del 3 marzo 1951, nr.178, non ha effetti su di Esso; conseguentemente, l’Ordine al Merito del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo è un Ordine al Merito non nazionale, quindi, non rientra fra le fattispecie criminose previste e punite dalla Legge Italiana nr. 178/1951. Le attività di natura ospedaliera ed assistenziale svolte dall’Ordine sul Territorio della Repubblica Italiana, conformemente all’art.11 della Costituzione Italiana ed alla sentenza della Corte Costituzionale Italiana pronunziata il 28 giugno 1985 nr.193, non devono essere autorizzate dal Governo Italiano”. L’Ordine inoltre, come stabilito dalla Sua Costituzione, “può compiere tutte le operazioni finanziarie, mobiliari ed immobiliari necessarie ed utili per il conseguimento degli obiettivi da Esso posti all’interno delle Sue Istituzioni”. Per il raggiungimento dei Suoi obiettivi “l’Ordine ha facoltà di istituire Uffici di Rappresentanza e di Corrispondenza in ogni parte del mondo”. ”L’Ordine ha diritto di Legazione Attiva e Passiva”, art.7 della Costituzione, secondo le regole del Diritto Internazionale. In ambito ecclesiastico tale diritto si estende all’invio di propri Legati presso le varie Autorità Religiose ed al ricevimento di Legati dalle Autorità Religiose, direttamente e senza interferenze dell’Autorità Civile.

Con notifica per pubblici proclami nella Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia del 2 settembre 2011, nr.35, parte II, pag. 15, inserzione nr. 51, il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con Decreto Magistrale del 31 luglio 2011 sottoscritto in Lugano (Svizzera) dal Principe di San Pietro Don Marcello Gentile nella Sua qualità di Sovrano Gran Maestro, ha acquisito la piena ed esclusiva Sovranità di una “terra nullius”, più precisamente del Settore Antartico compreso tra il Polo Sud ed il 60° Sud di latitudine e contenuto tra la longitudine 141° Ovest e la longitudine 150° Ovest. Avendo quindi così acquisito la Sovranità Territoriale, con notifica per pubblici proclami nella Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia del 3 febbraio 2012, nr. 5, parte II, pag.9, inserzione nr. 33, il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, con Legge Costituzionale nr.1/2011 promulgata in Lugano (Svizzera) in data 22 dicembre 2011 dal Principe di San Pietro don Marcello Gentile nella Sua qualità di Sovrano Gran Maestro, si è trasformato in Regno dei Santi Pietro e Paolo, soggetto di Diritto Internazionale con la qualifica di Stato, dotato di un Governo, di un Popolo e di un Territorio, quest’ultimo entro i confini già precedentemente indicati. La Capitale del Regno dei Santi Pietro e Paolo è la Stazione Città di Gentilia, ubicata ad una quota di circa 480 metri sul livello del mare, in prossimità della fascia costiera, alle coordinate: latitudine 76°35’S; longitudine 145°54’W. Nel Territorio sottoposto alla Sovranità del Regno dei santi Pietro e Paolo sono state attualmente ubicate, in aggiunta alla prima, le seguenti Stazioni Città: Stazione Città di San Pietro (Latitudine 77°56’S; longitudine 148°23’W); Stazione Città di San Paolo (latitudine 85°34’S; longitudine141°51’W); Stazione Città di San Marcello (latitudine 76°57’S; longitudine 143°39’W).

Con Legge Costituzionale nr. 2/2011 il Regno dei Santi Pietro e Paolo, nella Persona del Principe di San Pietro Don Marcello Gentile, ha promulgato la Propria Costituzione in Lugano (Svizzera) in data 22 dicembre 2011. Conseguentemente il Regno dei Santi Pietro e Paolo, in ottemperanza all’art. 12 della Sua Costituzione, permane uno “Stato neutrale in modo perpetuo, ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e vuole contribuire, in proprio o in concorso con altri Organismi Internazionali, ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Il Regno dei Santi Pietro e Paolo, così come ribadito dall’art. 14 della Sua Costituzione, vuole “affermare e difendere le virtù della carità e della fratellanza, esercitando senza distinzione di religione, di razza, di provenienza e di età le opere di misericordia verso gli ammalati ed i bisognosi”.

Con l’entrata in vigore della Costituzione del Regno, in ottemperanza alla XIII Disposizione Transitoria della stessa, “il Sovrano e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo Don Marcello Gentile, Principe di San Pietro, esercita le attribuzioni di Re del Regno dei Santi Pietro e Paolo e ne assume il Titolo, con il trattamento di Maestà”. Sua Maestà il Re assume il Nome Dinastico di Don Marcello Maria I e, così come sancito dall’art. 35 della Costituzione del Regno, “tutti i Successori al Trono debbono aggiungere al Proprio Nome quello di Maria, Madre di Gesù Cristo”. A “S.M. il Re del Regno dei Santi Pietro e Paolo, essendo Sovrano sul Trono con un Governo, una Popolazione ed un Territorio su cui esercita la Sovranità, spettano legittimamente le Prerogative Sovrane connesse allo Jus Imperii cioè il Diritto di Comando, allo Jus Gladii cioè il Diritto di Imporre l’Obbedienza con il Comando, allo Jus Majestatis cioè il Diritto di essere Onorato e Rispettato, allo Jus Honorum cioè il Diritto di Premiare il Merito e la Virtù”.

Quanto dichiarato sinora è sancito definitivamente dalla sentenza di primo grado iscritta al nr. 3/2012 del Registro Generale della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa, pronunciata in Ragusa, nella via Roma nr. 200, il 3 luglio2012 dal Tribunale Civile Internazionale – Organo Permanente della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa, avente gli effetti di sentenza pronunciata dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica Italiana, ex art. 824/bis del Codice di Procedura Civile. Tale sentenza è divenuta irrevocabile il 18 febbraio 2013. Giunge così al termine il percorso evolutivo di un progetto immenso, caratterizzato sicuramente da aspetti per certi versi fiabeschi, ma per contro sostenuto e supportato da profonda convinzione e formidabile volontà nonché da precisi ed incontrovertibili percorsi giuridici che, con l’imprescindibile aiuto di Dio, hanno consentito di raggiungere l’obiettivo finale, quello cioè di far nascere un vero, moderno Stato Sovrano, il Regno dei Santi Pietro e Paolo, un Regno non più di fantasia ma di reale, attuale, dinamica, splendida realtà.

Blockchain e Criptovalute

Initial Coin Offering

Ogni persona informata ha bisogno di conoscere il Bitcoin perché potrebbe essere uno degli sviluppi più importanti del mondo“. (Leon Louw, premio Nobel per la Pace.)

Ho deciso nel 2016 di approfondire ulteriormente le mie conoscenze dedicandomi allo studio dei cambiamenti culturali ed economici derivati dalla nascita della finanza hitech, sviluppando le tematiche riguardanti i nuovi modelli di business ad essa legati e le influenze della tecnologia blockchain e dell’adozione delle criptovalute sulla new economy.

La Blockchain è un sistema peer to peer distribuito di ledger che, utilizza algoritmi che trattano i dati con tecnologie crittografiche e di sicurezza al fine di mantenere l’integrità del sistema. Tradotto, in modo più semplice, la Blockchain è una rete di registri, contenuti su computer separati tra loro e collegati ad internet, dove non esiste un registro principale; nella rete vengono utilizzate delle procedure che, trattano i dati con tecnologie crittografiche e di sicurezza, al fine di avere un sistema che non produce errori, nel quale i dati non vengono persi o modificati in modo errato e, infine, dove nessuno può accedere alle informazioni per le quali non ha l’autorizzazione.

Più che una tecnologia è un paradigma, un modo di interpretare il grande tema della decentralizzazione e della partecipazione. Per questo, come è giusto che sia, esistono diverse declinazioni, diverse interpretazioni e diverse definizioni della Blockchain.

La Blockchain è una tecnologia che, permette la creazione e gestione di un grande database, distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Si tratta di un database strutturato in blocchi, (contenenti più transazioni) che, sono tra loro collegati in rete in modo che ogni transazione avviata sulla rete – e correlata da un Marcatore Temporale (Timestamp) – debba essere validata dalla rete stessa nell’”analisi” di ciascun singolo blocco. Ogni blocco include l’hash, (una funzione algoritmica informatica non invertibile che mappa una stringa di lunghezza arbitraria in una stringa di lunghezza predefinita) che, identifica il blocco in modo univoco e che, permette il collegamento con il blocco precedente tramite identificazione del blocco stesso.

La Blockchain risulta così costituita da una catena di blocchi, connessi usando la crittografia che, contengono ciascuno più transazioni. Ciascun blocco è per l’appunto anche un archivio storico di tutte le transazioni che, possono essere modificate solo con l’approvazione dei nodi della rete. Le transazioni possono essere considerate immodificabili (se non attraverso la riproposizione e la “ri”-autorizzazione delle stesse da parte di tutta la rete). Da qui il concetto di immutabilità.

La vera rivoluzione introdotta dalla Blockchain è rappresentata dunque dal Distributed Ledger (libro mastro distribuito) ovvero da una reale e completa logica distribuita, dove non esiste più nessun centro e dove la logica di governance è costruita attorno a un nuovo concetto di fiducia tra tutti i soggetti. Nessuno (ma proprio nessuno) ha la possibilità di prevalere e il processo decisionale passa rigorosamente attraverso un rigoroso processo di costruzione del consenso, in assoluta trasparenza.

In sintesi, la Blockchain è un Libro Mastro (Ledger) trasparente, decentralizzato e crittograficamente sicuro per la gestione di transazioni su reti peer-to-peer (rete paritaria/paritetica).

È cioè una tecnologia che, consente lo scambio su internet, di informazioni e di diverse tipologie di valori. Sono tante le tipologie di transazione che, possono essere appoggiate e gestite con la Blockchain. Il payment è un esempio, così come le transazioni legate allo scambio di beni e servizi o così come la gestione di informazioni legate alla contrattualistica (Smart Contracts).

COSA VUOL DIRE CYBER CRIME?

Con la dicitura Cyber Crime, si vogliono indicare tutti quei “crimini informatici” che, vengono commessi mediante l’utilizzo della rete. Tale fenomeno con il quale, gli utenti dei sistemi informatici saranno sempre più chiamati a confrontarsi nell’immediato futuro, si caratterizza mediante l’utilizzo di condotte illecite messe in atto con l’abuso della tecnologia informatica sia hardware che, software.

Ne esistono varie modalità quali:

  • Gli attacchi alle infrastrutture critiche: tale crimine informatico è messo in atto al fine di danneggiare i grandi sistemi informatici delle aziende di stato o private o al fine di sottrarre ingenti valori mobiliari.
  • La Violazione del Copyright: non è altro che, la violazione dei diritti d’autore messa in atto sulla rete; infatti, l’avvento dei riproduttori ed in particolare del computer insieme allo sviluppo della rete internet, ha sottratto agli autori, uno dei cardini base del copyright. Infatti, il costo e la difficoltà di riprodurre e diffondere sul territorio le opere, ha fatto aumentare in maniera esponenziale il rischio di violazioni del diritto d’autore.
  • La Frode Informatica: consiste nell’alterazione di un procedimento di elaborazione di dati messa in atto allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto.
  • La Violazione dei dati personali: consiste nel procurarsi indebitamente dati, personali o sensibili tanto più che con l’entrata in vigore del regolamento UE 679/2016 in tutto il territorio dell’Unione Europea tali condotte sono punite severamente.

ICO – INITIAL COIN OFFERING

Le Initial Coin Offering (meglio conosciute come ICO) sono oramai ampiamente diffuse nel mondo delle criptovalute e della blockchain e si stima che, nel solo anno 2017, siano stati raccolti circa 1,25 miliardi di dollari mediante tale strumento.

Le ICO sono una forma di finanziamento, utilizzata da start-up o da soggetti che intendono realizzare un determinato progetto, resa possibile tramite nuove tecnologie digitali. In estrema sintesi, per reperire dei finanziamenti si propone al pubblico, (normalmente tramite un cd. “white paper”), un progetto che, sarà realizzato tramite metodologie blockchain, mediante l’emissione di “token” da cedere, a fronte di un corrispettivo, ai soggetti finanziatori.

Grazie ad una idea rivoluzionaria, in un qualsiasi ambiente o settore professionale, qualora vogliate lanciare una startup, ma non vi siano sufficienti risorse finanziarie, una ICO può essere considerata come una forma alternativa di crowdfunding. Per un breve periodo di tempo offrite agli utenti la possibilità di acquistare la vostra moneta digitale, creata ad hoc, (più correttamente dovremmo parlare di token) che, servirà per pagare i servizi della vostra startup. Lo scambio avviene solitamente in ethereum o bitcoin. A differenza di un’offerta pubblica iniziale (IPO), chi investe in una ICO, non arriva a possedere una quota di proprietà della azienda che, emette in token. In altre parole, non acquista né lo status di azionista né quello di obbligazionista. Acquistata la criptovaluta – token della start-up emittente, si avrà l’aspettativa di un apprezzamento del suo valore.

Perchè ad un imprenditore conviene lanciare un’ICO?

L’innovazione introdotta da un’ICO, sta nel fatto di fa venir meno la barriera all’ingresso data dalla burocrazia, in quanto chiunque (sottostando alle regole della propria legislazione o di legislazioni che hanno regolamentato le ICO) può lanciare una ICO, rendendo più grande il bacino di partecipanti e quindi la quantità di finanziamento ottenibile, senza mettere in discussione la governance dell’azienda.

La struttura consulenziale da me creata coopera con l’impresa o la start-up al fine di lanciare la propria ICO, consentendo di dare sicurezza della realizzazione del progetto e dell’investimento, attraverso l’applicazione di strumenti giuridici appositamente studiati.

Nello specifico, si occupa di:

  • valutare i progetti innovativi da lanciare in ICO
  • analizzare l’applicabilità del progetto alla blockchain anche attraverso la specifica applicazione di “smart contracts”
  • supportare le aziende nella realizzazione di “white papers” finalizzati al lancio di una ICO
  • individuare la tipologia di token adatti per il lancio di nuove ICO, al fine di “monetizzare” il progetto descritto nel “white paper”.
  • supportare le aziende in tutta la fase di lancio del progetto di una nuova ICO
  • garantire sicurezza di realizzazione del progetto, sia per l’imprenditore, che per l’investitore, attraverso l’applicazione di strumenti giuridici ad hoc

Avete un progetto imprenditoriale da implementare? Parliamone.

SMART CONTRACTS

Altrimenti detti self-executing contracts, contratti blockchain, contratti digitali o contratti intelligenti, sono contratti che possono essere convertiti in un codice informatico, archiviati e replicati sul sistema e supervisionati dalla rete di computer collegati nella blockchain. Questo meccanismo risulta in un feedback continuo che va dal trasferimento di denaro alla ricezione del prodotto o servizio.

Gli Smart Contracts aiutano a scambiare denaro, proprietà, titoli azionari o qualsiasi altra cosa di valore in modo trasparente, senza conflitti e senza il bisogno di rivolgersi a un intermediario. Il modo migliore di descrivere gli Smart Contracts è di paragonare questa tecnologia ad un distributore automatico: basta inserire un bitcoin nel distributore automatico (ovvero il libro contabile o ledger) e la contropartita di cui si ha bisogno viene inviata direttamente. A questo si aggiunge che gli Smart Contracts non solo definiscono i termini di un contratto, ma li fanno rispettare automaticamente.

E’ bene precisare tuttavia che gli Smart Contracts non sono una novità da associare necessariamente alla blockchain. Essi sono stati oggetto di sperimentazione già negli Anni ’90 e sono stati ideati ben prima (intorno agli anni ’70), e hanno una loro specifica dimensione a prescindere dalla blockchain. Certamente il fenomeno blockchain ha permesso e sta permettendo di avere quelle garanzie di trust, fiducia, affidabilità e sicurezza che nel passato erano necessariamente delegate a una figura “terza”.

All’epoca l’esigenza era molto semplice e atteneva alla necessità di gestire la attivazione o disattivazione di una licenza software in funzione di alcune condizioni molto semplici.

La licenza di determinati software veniva di fatto gestita da una chiave digitale che permetteva il funzionamento del software se il cliente aveva pagato la licenza e ne cessava il funzionamento alla data di scadenza del contratto. Semplicemente, in modo molto basico, questo era uno Smart Contract.

La struttura consulenziale da me creata è in grado di gestire tutte le problematiche sottese alle Blockchain e agli Smart Contracts.

COSA SONO I TOKEN?

I token sono monete digitali offerte durante un’ICO (Initial Coin Offering) e possono essere considerate come equivalenti alle azioni acquistate nell’ambito di un’IPO (Initial Pubblic Offering). La grande maggioranza delle ICO emette token in cambio di denaro reale (dollari, euro o altra valuta “tradizionale”), il che consente agli investitori di accedere alle funzionalità di un particolare progetto.

Tuttavia, un’informazione più tecnica e dettagliata su questi valori, non può prescindere dalla precisazione che, un token è un’informazione digitale che tipicamente conferisce un diritto di proprietà ad un soggetto, sull’informazione stessa, la quale è registrata su una blockchain (o in altro registro distribuito) che, può essere trasferita tramite un protocollo ed, infine, può incorporare (o meno) altri diritti addizionali governati da un sistema di smart contracts.

Possiamo individuare almeno tre classi di token:

  • Token di classe 1 (nessuna controparte): il token (che in questo caso è una vera e propria coin) può essere trasferito tramite transazioni su blockchain che garantisce la non modificabilità delle stesse. Questa tipologia non conferisce diritti nei confronti di una controparte, ma ha solamente la funzione di registrare un diritto di proprietà del token stesso o l’esistenza (su blockchain) di un determinato soggetto/oggetto. In particolare il token non rappresenta alcun asset sottostante né il suo proprietario ha dei diritti ulteriori rispetto a quello di proprietà del token. Rientrano in questa categoria i token di criptovalute native i quali costituiscono delle unità di registrazione e rappresentazione di valore scambiabili tra soggetti diversi. Esempi sono Bitcoin, Bitcoin Cash, Litecoin, etc.;
  • Token di classe 2 (diritti verso controparti): i token di questa categoria, conferiscono ai proprietari dei diritti da esercitare nei confronti o del soggetto che, ha generato i token o nei confronti di terzi. Alcuni esempi possono essere:
  • Token per pagamenti di specifico ammontare: in questi casi il titolare ha un diritto di ricevere un pagamento per un importo specifico (al pari dei titoli cambiari conosciuti nel nostro ordinamento);
  • Token per pagamenti futuri: conferisce il diritto a ricevere dei pagamenti futuri, sulla base di determinate condizioni;
  • Token per la prestazione di servizi o il ricevimento di beni (anche immateriali): il titolare ha il diritto di ricevere una determinata prestazione o un bene dal soggetto emettitore o da un terzo che abbia stipulato accordi commerciali con questi. In tale ambito rientrano anche i token per l’accesso a infrastrutture informatiche, che possono anche avere le caratteristiche di criptovaluta nativa, e conferiscono la possibilità di utilizzare un’infrastruttura specifica di blockchain;
  • Token rappresentativi di asset: rappresenta il diritto di proprietà di un determinato asset (materiale o immateriale) e potrebbe anche rappresentare quote di partecipazione dell’entità giuridica emittente o di entità terze. Più in generale i token di classe 2 potrebbero essere inquadrati in quelli che, il nostro ordinamento conosce come titoli di credito, ossia “documenti” che, secondo l’art. 1992 c.c., conferiscono al possessore “diritto alla prestazione in esso indicata verso presentazione del titolo”, nelle varie tipologie di titoli cambiari, titoli obbligazionari o di prestito, titoli di partecipazione, titoli rappresentativi di merci e documenti di legittimazione;
  • Token di classe 3 (diritti di comproprietà): l’ultima categoria riguarda token che, hanno funzione mista, in quanto rappresentano una proprietà ma conferiscono anche diritti diversi, quali diritti di voto, diritti economici, etc. In questa tipologia il titolare non ha un diritto esercitabile verso l’emittente del titolo o verso un terzo.

Il tentativo di classificazione dei token sopra riportato è necessario al fine di determinare l’eventuale disciplina applicabile ad una Initial Coin Offering, in quanto, essendo assimilabile ad un’offerta rivolta al pubblico di un prodotto/servizio, è proprio il token – che, è oggetto della vendita – che garantisce al titolare dello stesso dei diritti differenziati secondo la suddetta classificazione.

La struttura consulenziale da me creata ha acquisito la necessaria expertise per consentire la realizzazione finanziaria di “progetti innovativi”, attraverso la individuazione di token adatti per il lancio di nuove ICO, al fine di “monetizzare” il progetto descritto nel “white paper”; ovvero di supportare potenziali investitori, privati o istituzionali, nella due diligence, acquisto e gestione connessi ai token.

WHITE PAPER

Il White Paper o “libro bianco” è una pubblicazione che, nasce da una ricerca effettuata da un’organizzazione, un’amministrazione, un’azienda su un determinato tema o problema, riflettendone quindi le opinioni e gli orientamenti, descrivendone il progetto.

Per un’azienda, un White Paper può riguardare un prodotto, una tecnologia emergente o un particolare settore di mercato.

Il White Paper, elemento necessario in una ICO, tratta in maniera molto dettagliata e approfondita il tema più importante per l’azienda che, intende raccogliere capitali intorno ad un progetto innovativo anche da un punto di vista tecnologico: può trattarsi di una ricerca originale su un mercato emergente, una tecnologia nuova, un prodotto, una soluzione, un insieme di servizi.

Esso è pensato per un pubblico motivato e selezionato: investitori, ricercatori, giornalisti specializzati, analisti di mercato.

Il linguaggio può quindi essere anche molto specialistico, ma mai a scapito della chiarezza e della precisione.

L’obiettivo del White Paper è convincere il potenziale cliente che, la soluzione, l’innovazione o il prodotto è quello che fa per lui, quello che meglio può risolvere i suoi problemi, oppure che, le competenze della azienda su un nuovo tema, un’esigenza particolare, sono uniche ed imbattibili.

Nelle aziende, soprattutto in quelle high-tech e in tutte quelle che, hanno prodotti e soluzioni di una certa complessità, i White Paper sono una componente essenziale del kit di documentazione di marketing. Questa pubblicazione fatta circolare sul web, è la prima fonte di informazione esterna per i decision makers nelle grandi organizzazioni.

I principali obiettivi del White Paper sono:

  • descrivere un prodotto/soluzione in modo esaustivo e dettagliato, nonché sottolinearne i vantaggi rispetto ai prodotti della concorrenza;
  • attirare l’attenzione su un tema emergente, che gli stessi clienti conoscono poco;
  • affermare autorevolezza e competenza in un determinato settore;
  • dare informazioni più approfondite ai giornalisti specializzati;
  • dimostrare che si conoscono a fondo i problemi del cliente.

E’ bene dunque adottare uno stile di scrittura il più asciutto possibile che, miri a convincere attraverso i fatti e non attraverso le parole, che fa ricorso a grafici, diagrammi e tabelle, che struttura fortemente i contenuti secondo l’ottica e l’esigenza del cliente.

Un White Paper è un documento approfondito e specialistico, e non può quindi che, essere un lavoro di équipe, in cui entrano diverse competenze e professionalità: i tecnici esperti del prodotto o della soluzione, i professionisti del marketing, i professionisti della comunicazione per la cura editoriale complessiva e la scelta dei canali di diffusione più adatti, e non da ultimo gli esperti legali.

Non è una novità, per gli addetti ai lavori, che molte imprese stiano cercando di far entrare nella loro istituzione la parola “blockchain” per ottenere maggiori vantaggi.

Molte start-up cercano infatti di vendere la loro azienda come un nuovo utilizzo della tecnologia blockchain, quando in realtà si tratta solo di una normale attività imprenditoriale.

I migliori White Paper saranno onesti sul perché la loro soluzione abbia bisogno della blockchain in modo effettivo e specifico. Molti progetti ammettono liberamente che, useranno la blockchain solo per la generazione di token e per una gestione intelligente dei “contracts”.

La struttura consulenziale da me creata realizza o supporta nella realizzazione di “White Papers”, finalizzati al lancio in una ICO, nonché supporta gli investitori nella due diligence tecnico-giuridica dei “White papers”, al fine di orientare verso un investimento sicuro.